LA BATTAGLIA DEI PADRI DI SARCONI
Nel lontano 1271, in una valle fra due fiumi (Maglia e Sciaura), vivevano due popoli nemici: i magliari e gli sciauriti. I magliari vivevano lungo le sponde del fiume Maglia, nella parte occidentale della valle; gli sciauriti nella parte est, lungo le rive del fiume Sciaura.
Tra i due fiumi vi erano delle terre fertili, senza proprietario ed entrambe le fazioni se le contendevano. Così scoppiò la famosa Guerra dei Due Fiumi. I magliari erano all’avanguardia sulle tecniche militari e avevano un vecchio re, Vito Gulfo III, aiutato dal figlio Giuseppe Carlomagno.
Nel loro plotone c’era anche un grande e valoroso generale, Mario Niglio, detto il Terribile, famoso per il suo ingegno e le sue strategie belliche. L’esercito sciaurita era molto arretrato sull’arte militare ma conosceva perfettamente la valle.
Capo di questo esercito era un vecchio generale , Giuseppe Carlone, detto il Codardo, famoso per essersi ritirato da più conflitti, lasciando massacrare il suo esercito dai nemici. Questo popolo aveva come re un giovane stolto e inesperto, Rosolino Pepe IV. Nella notte tra il 5 e il 6 Maggio di quello stesso anno, il generale Niglio ordinò di attaccare le truppe sciaurite e di incendiare tutto.
Questo attacco colse di sorpresa il generale Carlone, intento a dormire, senza preoccuparsi del conflitto. Così frastornato e impotente, decise di ritirarsi, insieme al suo esercito, nella fortezza di re Rosolino Pepe IV, per tentare di escogitare un piano per vincere la guerra e impadronirsi delle terre. Così facendo, però, il re e il generale lasciarono campo libero ai magliari che, senza trovare difficoltà, conquistarono metà dei territori e tre quarti della popolazione sciaurita.
Passarono giorni, mesi e addirittura anni, finché nel luglio del 1279, il generale Carlone decise di attaccare i magliari. A suo discapito, il generale Niglio, sempre in allerta, aveva posizionato delle sentinelle per controllare i movimenti del nemico. Scoppiò la Seconda Guerra Dei Due Fiumi.
Le sentinelle avvisarono subito il generale che ordinò di contrattaccare. Il conflitto, violento e sanguinoso, contò circa 2.000 morti e 10.000 feriti. A questo punto, Niglio, organizzò un agguato a Carlone. Il 3 Agosto Niglio uccise con le proprie mani il generale Carlone e lo stesso 3 Agosto dichiarò festa nazionale. Al generale Niglio non rimase che consegnare i territori al re Vito Gulfo III, che li unì. Dopo l’unificazione delle terre, Niglio il Terribile decise di ritirarsi a Caprera, una piccola isola sarda. Dalle sue gesta prese ispirazione per unificare l’Italia, Giuseppe Garibaldi che , in onore di Niglio, lo imitò ritirandosi, in seguito, nella stessa isola. Vito Gulfo III, aiutato dal fedele figlio Carlomagno, modernizzò il paese rendendolo un piccolo Impero, ma una grande potenza.
In seguito ad un catastrofico terremoto tutto fu distrutto, ma non il ricordo delle gesta dei re Vito Gulfo III, Giuseppe Carlomagno e soprattutto del grande generale Mario Niglio.
(Alunni M. N., V. G., G. C.)
CLASSE III secondaria di primo grado


IL PAESE DI NOTTE DA VICINO

Era una notte illuminata dalla luce della luna piena e dei briganti, provenienti dal paese della “Saponara”, trovarono accampamento vicino a delle terre paludose. Quella notte, furono impauriti da una strana voce proveniente dal fiume vicino alla palude che sembrava urlare in modo sovrumano: “Sciaura, Sciaura, Sciaura!!!” e dal pianto di un bambino.
I briganti scapparono da quel luogo e raggiunsero un altro fiume, il Maglia, posto lì vicino, per la necessità di prendere l’acqua.
Il giorno dopo ritornarono al fiume maledetto spinti dalla curiosità di scoprire la provenienza delle voci e trovarono i resti del corpo di un bambino e di una donna . I briganti ritornarono in quel luogo per molto tempo, senza mai scoprire l’origine di quelle urla. Dovendosi rifornire di acqua e viveri, scesero ancora in quei luoghi, soprattutto al fiume dal quale attingevano l’acqua, ricordandosi della maledizione lanciata dall’imperatore della Saponara. Secondo la maledizione in qualunque posto essi si fossero stabiliti, sarebbero stati condannati alla povertà eterna, sfamandosi solo di fagioli e assicurandosi, a stento, la sopravvivenza. Ma essi, non diedero importanza alla maledizione, si impegnarono per far crescere quel territorio. Si stabilirono tra i due fiumi formando così un villaggio chiamato Sarconi. Qui costruirono chiese, palazzi, piazze e case.
(Alunni: B. G., I. P., P. M., C. V.)
CLASSE: III secondaria di primo grado


LA CITTADELLA DELL’INFINITO

Nella cittadella chiamata Sarconi, l’odio di due re, Gregorio di Maglia e Filippo di Sciaura, portò Sarconi a dividersi in due regni: da una parte c’erano gli Sciaurini, i guerrieri, e dall’altra parte i Magliani, gli ultimi avventurieri.
La famiglia Mele, una delle più importanti famiglie del regno di Maglia, oltrepassò il muro che divideva i due regni detto “o’ Muraglione” e costruì un palazzo nel regno di Sciaura. Con il passare del tempo gli Sciaurini, si accorsero della presenza di questo palazzo e decisero di dare inizio ad un’insurrezione e dichiararono guerra. Decisero di combattere a Campodemma.
Il regno sciaurita era avvantaggiato per il clima e per l’ambiente naturale. I Magliani erano ormai senza speranza fino a quando giunse un grande scrittore , Ramagli, a fargli cambiare idea. Ramagli dimostrò la loro importanza per il popolo di Sarconi. Così con coraggio, lottarono con il cuore non per la vittoria, ma per il bene di Sarconi. I due re decisero di unire i due regni per il bene della patria.
O’ Muraglion fu abbattuto, i Sarconesi adottarono come simbolo del paese la Quercia Secolare per raccontare attraverso le sue radici la storia: non una storia qualunque, ma quella di un’infinità di anni.
Grazie alla Quercia, ogni vita che nasce mette la sua radice.
(Alunni: D. A., M. C., G. B. F.)
CLASSE: III secondaria di primo grado

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